«Non ho esitazioni nel nominare due opere per me fondamentali, gigantesche: Veduta di Toledo e La visione di San Giovanni, entrambe dell’immenso El Greco.
Per un artista l’arte non è mai una scelta tra mille opportunità, ma l’unica opportunità intorno alla quale si disegna la vita. Me ne innamorai dopo averle viste su un catalogo, a circa 18 anni, e grazie a El Greco compresi quanto effimera sia la definizione di arte contemporanea, una classificazione necessaria ad identificare un prodotto da immettere sul mercato».
Tra i maggiori rappresentanti del Rinascimento iberico e del secolo d’oro spagnolo, Domenikos Theotokopoulos (1541-1614), conosciuto come El Greco, realizzò Veduta di Toledo nel 1610, pochi anni prima la sua morte. Nel dipinto, considerato tra i lavori più importanti e riconosciuti, è possibile riscontrare lo stile inconfondibile dell’artista.
La rappresentazione è infatti oscura e cupa, i tratti del paesaggio appaiono ambigui, enfatizzati dall’aspetto spettrale e minaccioso del profilo della città che emerge da un tetro paesaggio collinare. Fedelmente vengono riprodotti il Castello di San Servando e il Palazzo dell’Alcazar, mentre altri edifici sono probabilmente stati aggiunti da El Greco per equilibrare la composizione.
E’ proprio nella scelta cromatica, impiegata per definire la parte alta della tela, che si nota lo stile di El Greco, infatti, mai nessuno prima di lui aveva “osato” rappresentare il cielo con queste tonalità e cupezza, anticipando i tratti delle avanguardie del Novecento.
Pochi anni prima della sua morte, El Greco realizzò anche L’apertura del quinto sigillo, detto anche La Visione di San Giovanni, anch’essa conservata al Metropolitan Museum of Art di New York. Il dipinto ha avuto un’importanza fondamentale nella pittura del ‘900.
Si dice che Picasso, affascinato dal dipinto e grande ammiratore del pittore cretese, trovò ispirazione per la realizzazione de Les Demoiselles d’Avignon. Originariamente concepita per un altare laterale della chiesa di San Giovanni Battista di fuori le mura di Toledo, la tela era costituita anche da una parte alta andata distrutta; dove El Greco aveva rappresentato l’amore sacro in contrasto con la parte bassa, rappresentante l’amor profano.
Anche qui, ritroviamo il gusto manieristico per i colori, la rappresentazione tenebrosa di alcune figure, e la ripresa del cielo e gli elementi naturali espressionisti.
Continua Bellobono: «É superfluo evidenziare quanto, queste due opere, siano un concentrato della storia della pittura dalla sua origine ad oggi. Evidente è anche la loro contestualizzazione ai tempi che stiamo vivendo. Veduta di Toledo, con i suoi colori lividi e cupi rappresenta il senso di isolamento e malattia con il quale ci stiamo confrontando, cosa evidente anche nella Visione di San Giovanni. Quando poi riuscii a vederle dal vero al MET, fu un momento di commozione indimenticabile».
Biografia
ANGELO BELLOBONO | Nato a Nettuno nel 1964. Vive e lavora a New York e Roma. Ha partecipato alla XV Quadriennale di Roma, alla IV e V Biennale di Marrakech, alla mostra museale De Prospectiva Pingendi a Todi. Ha esposto in spazi pubblici e privati come l’American University’s Katzen Art Center di Washington, AlbumArte, Spazio Mars di Milano, Fondazione Volume di Roma, Museo di arte moderna del Cairo e quello di Nuova Delhi, Museo Macro di Roma, Multicultural art center Melbourne, Museo Ciac di Genazzano, Palazzo Re Enzo di Bologna, The Othersize Gallery di Milano, Galleria Wunderkammern di Roma, Galleria Changing Role di Napoli, Envoy Gallery di New York, Frank Pages di Ginevra, Biasa ArtSpace di Bali.
Ha vinto il bando Cultura e Arte dalla Fondazione Roma nel 2019, il Premio Celeste per la pittura nel 2005 e quello Artslant per il disegno nel 2009. È stato finalista del Premio Lissone, del Premio Combat e del Premio Portali dello Scompiglio. Nel 2010 è stato invitato ai Martedì critici e nel 2015 al Tedx-Roma. Nel corso degli anni è stato invitato in varie residenze come Bocs Cosenza, Landina Cars Omegna, Fondazione Lac O Le Mon San Cesario di Lecce.