Il mio primo incontro con l’arte è avvenuto a Roma quando da piccola accompagnavo il papà e la sera mi portava al Caffè Rosati ove collezionavo storie affascinanti di pittori quasi rivoluzionari, soprattutto di Schifano. Una delle prime opere che ho comprato è stato ovviamente un enorme quadro di Schifano. Tuttavia sono due gli incontri indimenticabili.
Nel 2010 sono entrata a Villa Borghese per vedere la mostra di Bacon e Caravaggio esposti insieme. Per me, che venivo dal mondo dell’astratto e delle performance newyorchesi, è stato un punto di rottura, un incontro con emozioni che non sapevo di poter provare.
Certo, amavo Bacon e apprezzavo Caravaggio ma vederli insieme, vedere quelle enormi tele a confronto in un luogo come Villa Borghese, ha provocato un elettroshock che non potrò mai dimenticare. E’ stato per me come essere all’improvviso senza pelle, senza difese e sono stata catapultata in un vortice di emozioni indescrivibili.
Nel 2015 poi al MoMa ho incontrato Marina Abramović pochi giorni prima dell’inaugurazione della performance The Artist is present. Lei, di fronte alla mia tristezza per non poter rimanere a New York sino a quella data, senza conoscermi, mi ha invitata ad una preview. Ho atteso tutto il giorno e sono stata l’ultima persona a riuscire a sedersi prima della chiusura. Durante quei minuti ho percepito nettamente l’importanza di recuperare la dimensione più intima dell’essere umano, la capacità di poter vivere del hic et nunc.
Penso che l’arte abbia il potere di collegarci con il nostro io più profondo, qualunque esso sia, e di farci raggiungere mete sconosciute. In fondo in suo nome sono state fatte follie sia da parte di popoli che di individui. Ciò che accade in questi giorni è ovviamente non solo triste ma tragico e all’inizio mi sono sentita smarrita, un po’ come durante la mostra di Villa Borghese. Tuttavia se c’è stata una cosa che ha reso tollerabile, o addirittura apprezzabile, questo periodo è sicuramente la possibilità di vedere molta arte, di vederla con mio figlio. Ancora una volta di più mi sono convinta che il nostro mondo ha bisogno non solo di conquiste economiche e tecnologiche ma di poeti e di artisti per non perdere mai il senso di noi stessi. C’è un’immagine che mostro sempre ai miei colleghi in apertura dei convegni che amo intitolare “Arte e Diritto, Arte e Fisco: tra Sacro e Profano”, è l’espressione di due visi senza tempo colta da due persone che hanno vissuto a distanza di quattrocento anni l’una dall’altra. Il potere narrativo assoluto forse, ma forse, è il potere dell’arte.
Biografia
ALESSIA PANELLA | Avvocato e Collezionista da oltre 20 anni. Si occupa di diritto civile ed è specializzata in contrattualistica e in diritto dell’Arte e dei Beni Culturali. Ha insegnato diritto dell’Arte e diritto d’Autore presso lo IED di Venezia e insegna presso il Master IULM di Roma in Management delle Risorse Artistiche e Culturali. Pubblica articoli in giornali o riviste specializzate ed è co- ideatrice e co-curatrice della Rivista Ares and Economics. È co-presidente di AIMIG (Amici Italiani del Museo di Israele di Gerusalemme) e componente del CDA del Museo di Miramare.