Intervento di Michael Biasi

«Di colpi di fulmine ne ho avuti diversi, la mia vita è continuamente condizionata dall’arte, solo chi la conosce e la ama può comprendere quanto l’arte possa cambiare e influenzare le scelte e il modo di vivere di una persona!
Allora vi presento un lavoro di Mark Dion, un artista che mi ha recentemente “fulminato”. Ancora non lo conosco personalmente ma sto scoprendo il suo lavoro e ho iniziato un percorso di approfondimento.
Questo lavoro “Alligator Mississippiensis” rappresenta un’immagine, pregna humor noir, del re della palude posto su un accumulo di oggetti kitsch. Mark Dion, con il suo incisivo approccio archeologico, presenta così il più grande rettile del nord America – l’alligatore maschio può infatti raggiungere peso e dimensioni incredibili – restituendo all’opera una certa atmosfera di un museo di storia naturale».

Mark Dion (1961, New Bedford) è un artista concettuale americano che unisce la passione per il collezionismo all’ecologia.
Attraverso la sua ricerca artistica, Dion studia la relazione tra esseri umani e l’ambiente circostante, mettendo in dubbio le tradizionali soluzioni di pensiero e d’insegnamento.

«Mi identifico con la missione del museo, dove si va per acquisire conoscenza attraverso le cose. I musei sono capsule temporali. Incarnano i valori del loro tempo », ha affermato.

Ricreando una sorta di Wunderkammer tipiche del XVI e XVII secolo, l’artista trasforma lo spazio espositivo in una serie di laboratori naturali, magazzini museali  e misteriosi terreni di caccia, e proprio come un ricercatore itinerante, esplora nuovi mondi e affascina per curiosità e paura dell’ignoto.
La sua passione per le collezioni di storia naturale è presente in tutti i suoi lavori. Giocando a fare il collezionista e il curatore dei suoi musei, allestisce armadi e vetrine posizionando creature animali, affiancando spesso raccolte di libri di storia naturale, incisioni e strumenti scientifici. Ironia e umorismo rivestono un significato importante nelle sue opere, che vengono concepite e organizzate con precisione. Le sue installazioni invitano i visitatori ad ammirare la diversità della natura e i metodi della scienza, che sono qui interpretati in forma artistica.
Al fascino per la bellezza e l’abbondanza della natura, Dion mostra parallelamente la sua vulnerabilità affiancando un degrado ambientale e specie in estinzione. L’Alligator Mississippiensis, nella teca di Dion, trova il suo ultimo luogo di riposo su un letto di catrame, materiale che utilizza in molte delle sue installazioni.
E’ un materiale corrosivo e per Dion simboleggia un approccio orientato al profitto e all’eccessivo sfruttamento da parte dell’uomo che ignora gli equilibri ecologici.
L’opera ci viene presentata all’interno di una cassa mobile che fornisce una soluzione elegante e soprattutto efficiente al problema del piedistallo.
Lo scheletro dell’alligatore si trova sopra una comoda pila di gioielli e oggetti che si potrebbero trovare in un mercatino delle pulci.
A un esame più attento tuttavia, si evidenzia la minaccia  di affondare e scomparire in una massa di catrame. Inoltre, l’alligatore di Dion ricorda i numerosi rettili che sono stati “pezzi” speciali nelle collezioni di storia naturale e armadietti di curiosità dal XVI secolo, infatti la loro struttura rievocava una reincarnazioni di draghi mitici, sottolineando il ruolo dell’uomo come conquistatore della natura selvaggia. Basti pensare che durante il periodo coloniale, i collezionisti  dimostravano il loro potere e la loro influenza esibendo un coccodrillo nelle loro collezioni.

L’artista afferma: «Nel diciannovesimo secolo, l’orso polare fu presentato come un mostro spaventoso con artigli affilati. Oggi come una creatura vulnerabile che deve essere protetta».

Nato il 28 agosto 1961 a New Bedford, Mark Dion, ha continuato a studiare arte all’Università di Hartford nel Connecticut. Il lavoro di Dion si trova nelle collezioni del Museum of Modern Art di New York, della Tate Gallery di Londra, del Carnegie Museum of Art di Pittsburgh, del Centre Pompidou di Parigi e del Seattle Art Museum, tra gli altri. L’artista vive e lavora a New York, NY.

Biografia

MICHAEL BIASI | Figlio di Alberto Biasi e titolare della MAAB Gallery a Padova fondata nel 2009. Nel mese di settembre del 2013 la galleria ha aperto un nuovo spazio espositivo nel quartiere romano della Milano antica. Sin dall’inizio della sua attività, MAAB Gallery ha lavorato con i principali artisti del panorama storico-artistico del XX secolo. L’attività della galleria è focalizzata sulle tendenze artistiche che si sono sviluppate negli anni ’60 e ’70. Al fine di promuovere la conoscenza di questo importante momento della storia dell’arte, MAAB gestisce l’archivio di Alberto Biasi. In tale contesto la galleria organizza mostre temporanee nei propri spazi espositivi e in location esterne, collaborando con le principali istituzioni (fondazioni, gallerie e musei) culturali. Allo stesso tempo l’attenzione per la ricerca dei documenti originali svolge un ruolo importante nell’organizzazione delle mostre e nella pubblicazione dei cataloghi. Accanto a tale filone d’indagine, il programma della galleria è attento alle costanti evoluzioni del linguaggio contemporaneo.