Statua di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, 1678, Palazzo Bo, Padova, Fotografia di Mauro Magliani

Magistra et doctrix philosophiae. La storia di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia

Il progetto, nato su proposta dell’Università di Padova in collaborazione con la Fondazione Alberto Peruzzo che ha realizzato un libretto commemorativo in occasione del restauro della statua di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, ha lo scopo di onorare la prima donna laureata, nell’anno dei festeggiamenti degli 800 anni dell’Università degli Studi di Padova. 

Il restauro non solo rappresenta un intervento volto alla conservazione e valorizzazione dell’opera di epoca seicentesca ma porta in sé un significato più rilevante. Un riconoscimento, quello a Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, di un’istituzione da sempre sensibile e impegnata sul tema delle pari opportunità e uguaglianza di genere. 

Il monumento di Bernardo Tabacco

Nata il 5 giugno 1646 e scomparsa prematuramente all’età di trentotto anni, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia è stata protagonista di molteplici tributi con dedica alla prima  a magistra et doctrix philosophiae. A distanza di un mese dalle esequie  il procuratore Giovanni Battista Cornaro aveva già intrapreso contatti con i frati conventuali di Sant’Antonio per procedere alla realizzazione di un cenotafio dedicato ad Elena che fu portato a termine nel 1689. Una spesa ingente quella sostenuta per la realizzazione dell’imponente statua che all’epoca fu posizionata al posto del telero con Il Trionfo dell’Ordine francescano nella Basilica del Santo a Padova. La statua fu commissionata all’artista Bernardo Tabacco detto il “Bassanese” figlio di un linguaggio scultoreo proveniente da maestranze straniere come il fiammingo Giusto de Court.

Ad oggi non è stato ritrovato alcun disegno originale del monumento ma  Massimiliano Deza, nella seconda edizione di Vita di Helena Lucretia Cornara Piscopia (1692), ci restituisce un’accurata descrizione del cenotafio eretto in memoria della celeberrima magistra. L’utilizzo di due registri, diverse figure disposte su diversi livelli a simboleggiare verità e virtù e infine, al centro dell’ordine superiore, la statua di Elena a grandezza naturale ancor’oggi conservata. Un monumento che rappresenta la ricostruzione di una figura in termini mitico-celebrativi che per l’epoca rappresentava un’eccezione, tant’è che già nel 1679 i riformatori dello Studio inviarono una sanzione ai rettori di Padova affinché troncassero sul nascere le aspirazioni di altre laureate.

Nel 1727 a seguito di problemi economici della famiglia, Girolamo Baldissera (fratello minore di Elena) fu costretto a rinunciare ad alcuni beni di famiglia e il monumento dedicato alla sorella fu rimosso dalla Basilica del Santo; se ne prese cura una nobile donna anch’essa letterata , Caterina Dolfin moglie di  Andrea Tron, procuratore di San Marco e riformatore allo Studio, che pensò di collocarla all’interno dell’Università di Padova. Rimossa dal suo contesto d’origine rimane la scultura di una donna che permette di celebrarne la sua tenacia e intelligenza, una figura che abbatte da ormai più di tre secoli ogni forma di stereotipi di genere.

La storia di Elena

Nata fuori dal matrimonio, Elena fino ai diciotto anni ha vissuto uno status sociale per così dire “irregolare” e che per il padre della giovane donna all’epoca rappresentava quasi un’ossessione. Grazie al lascito di Girolamo Cornaro di un’ampia pinacoteca e collezione libraria corredata da strumenti matematici Elena ha avuto la possibilità di vivere in un ambiente prolifico dal punto di vista culturale. Il palazzo rappresentava dunque un luogo cruciale per gli scambi culturali frequentato da studiosi, viaggiatori illustri e circuiti accademici in quanto Giovan Battista (padre di Elena) era protettore dell’accademia dei Delfici.

Fin dalla giovane età Elena fu in grado di dimostrare una spiccata intelligenza e propensione agli studi, cosa che non si rivelò tale con il fratello maggiore Francesco che scelse un’altra strada. Al di fuori delle lezioni filosofiche portò avanti anche le consuetudini appartenenti all’educazione femminile dell’epoca, come il canto e la musica e ciò ci fa intuire la volontà da parte di Elena di ampliare la propria conoscenza su diversi fronti. Dati i presupposti, Giovan Battista Cornaro fin da subito intravide il proprio riscatto sociale attraverso la figlia Elena pensando di farla diventare la Minerva Veneziana.

Non cambiò mai idea invece sul matrimonio, infatti la giovane donna nel 1665 ricevette l’abito e divenne oblata benedettina pur continuando a vivere all’interno delle mura familiari; una scelta di vita che perseguì secondo la propria volontà. E’ all’interno della casa familiare, nella quale decise di coltivare la propria spiritualità,  che Elena conobbe Carlo Rinaldini (docente all’università patavina) che l’affiancò negli studi di filosofia e che nel 1669 le permise di essere accettata, come prima donna, nei Ricovrati.

Infine, il 25 giugno del 1678 le furono consegnate, la mantella d’ermellino, le insegne dottorali e la corona d’alloro; da lì a poco la storia di Elena fece il giro del mondo e furono molteplici le visite importanti che ricevette in questi anni. A causa del suo stato cagionevole di salute, a soli sei anni dal conseguimento del dottorato, nel 1684 scomparve prematuramente. La storia e il mito di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia rappresenta un esempio di amore per la conoscenza, dedizione allo studio e raggiungimento in piena consapevolezza di una vita vissuta secondo le proprie volontà.

 

 

Statua di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, 1678, Palazzo Bo, Padova, Fotografia di Mauro Magliani