Sono disseminate su tutto il territorio italiano, alcune in stato di abbandono, altre recuperate e trasformate in edifici storici aperti al pubblico, le chiese destinate ad attività legate all’arte e alla cultura.
In occasione di ART CITY, palinsesto urbano promosso dal Comune di Bologna durante Arte Fiera, abbiamo scoperto, o meglio “riscoperto”, un gioiello barocco dalla storia piuttosto movimentata che si presta oggi a contenitore di iniziative culturali e convegni.
Progettato da Alfonso Torreggiani nel 1733, l’Oratorio di Filippo Neri fu aperto al culto nell’agosto dello stesso anno dal cardinale Lambertini, al tempo arcivescovo di Bologna. Dopo diverse interruzioni, l’attività dell’Oratorio chiuse nel 1866 durante il periodo napoleonico e da quel momento venne destinato a un improprio utilizzo militare. Seguirono vari interventi di restauro cancellati da un pesante bombardamento durante la seconda guerra mondiale, che distrusse gran parte dell’architettura. I lavori non furono mai completati. L’edificio venne abbandonato per numerosi anni e utilizzato solamente come magazzino di materiali edili che danneggiarono la struttura. Per anni fu l’unico monumento bolognese a non essere mai stato recuperato e restaurato.
Attualmente l’Oratorio è di proprietà della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, acquistato nel 1997, con l’obiettivo di restituirlo alla città per lo svolgimento di attività culturali. E’ Il 20 dicembre del 1999 quando l’Oratorio di San Filippo Neri ha finalmente riaperto le proprie porte al pubblico con le vesti di laboratorio dove si sperimentano linguaggi creativi contemporanei.
L’intervento di restauro affidato a Pier Luigi Cervellati è stata l’occasione per rileggere un edificio plurisecolare adattandolo a nuove funzioni senza alterarne la storicità del monumento. La struttura lignea, realizzata per coprire la cupola disgregata nel corso dei secoli, si integra perfettamente con l’architettura degli spazi mettendo in luce un’affascinante stratificazione di momenti storici e artistici di questo capolavoro dell’architettura bolognese.
Nel corso di ART CITY, l’Oratorio di San Filippo Neri ha ospitato uno dei progetti di punta del programma; “Nave Nodriza” (Nave ammiraglia) dell’artista catalana Eulalia Valldosera (Vilafranca del Penedès, 1964), una scenografica scultura cinetica che si eleva nello spazio della navata, calandosi dall’alto fino a sfiorare con delicatezza la superficie.
Il corpo dell’installazione è rappresentato da un altissimo stelo luminoso che termina con un triangolo e un cerchio sovrapposti, quasi a rappresentare una doppia aureola. L’anima spiroidale, che richiama l’andamento del DNA umano, sostiene contenitori di olio, latte e sangue.
L’opera concepita appositamente per gli spazi dell’Oratorio, ci induce a riflettere sulla salute ambientale esprimendo la sua denuncia attraverso una manifestazione di luce e di bellezza.
A completare il progetto espositivo, un video intitolato “La Despedita” (L’addio) che immortala l’artista nel compiere movimenti in acqua con le mani, mentre si è guidati attraverso la sua voce in un percorso spirituale fatto di citazioni bibliche.
Eulalia Valldosera (Barcellona, 1963) ha esposto in diversi musei e gallerie internazionali tra cui il Reina Sofia di Madrid, il Museo d’Arte Contemporanea di Montréal e il PS1 di New York. Ha partecipato alla Biennale di Lione (2009), alla Biennale di San Paolo (2004), alla Biennale di Venezia (2001), alle Biennali di Johannesburg e Istanbul (1997), allo Skulptur Projects di Münster, alla Biennale di Sidney (1996). Collabora con lo Studio Trisorio dal 2009 dove ha realizzato le mostre Dependencia Mutua (2009), We Are One Body (2012), Plastic Mantra (2016).