Ho pensato all’incontro con Marie Denis e l’opera Memento Mori, anche se potrei raccontare tantissime storie che mi hanno colpito e che hanno segnato e continuano a segnare la mia vita quotidianamente grazie a tutti gli artisti della galleria che riempiono le mie giornate con la loro arte ed il loro universo.
L’incontro con Marie Denise con la sua opera è avvenuto nel 2009 ed è particolarmente importante per me perché corrisponde ai primi anni dell’attività di gallerista a Parigi; ho realizzato la prima mostra di Marie Denis all’interno degli spazi, all’epoca, situati in rue Saint-Claude nel Marais.
Ho conosciuto Marie Denis grazie ad un nostro amico comune e curatore Adrien Pasternak che mi ha invitato alla Manufacture de Sévres, istituzione francese, dove Marie ha realizzato una performance con del polline durante la quale portava degli indimenticabili collant rossi.
Subito dopo la performance si è avvicinata a me chiedendomi una sigaretta che non avevo, questo è stato il mio primo incontro con l’opera e con Marie Denis. Ho capito subito che era una persona assolutamente straordinaria fuori dal comune, dalla forte personalità e qualche giorno dopo sono andata a visitare il suo atelier e ad incontrare veramente il suo universo.
Mi ricordo benissimo la grande emozione che ha suscitato in me l’opera Memento Mori, una maschera vegetale realizzata con una pianta sempreverde imprigionata tra due vetri, un’opera che voleva sfidare l’inesorabile passare del tempo ma che allo stesso momento ricorda l’ineluttabilità e la fragilità del destino dell’uomo. Una vanitas vegetale. Un’opera bellissima, forte, ma anche ricca di speranza e della quale mi sono innamorata subito ed ho iniziato così la mia strada con Marie Denis.
Inutile dire come mi sembra contemporanea oggi quest’opera, il sistema dell’arte contemporaneo abitato da una frenesia che sembrava inarrestabile fino a poche settimane fa, tra viaggi e spostamenti incessanti causati dalla globalizzazione dell’arte, oggi, invece, si ritrova immobile e deve fare i conti con un virus, un monito pesantissimo, che ci ricorda la nostra fragile condizione, il valore delle cose essenziali ed il contributo che l’arte può darci all’interno delle nostre vite durante il loro trascorrere.
Marie Denis, artista francese nata nel 1972 in Ardèche è una fata della materia vegetale ma non solo, da sempre è interessata alla sperimentazione, alla metamorfosi e alla rielaborazione dell’universo della natura e dalle potenzialità che i materiali metallici e le nuove tecniche possono conferire alla sua opera. L’artista reinterpreta e poeticizza la natura, talvolta patinata, mineralizzata, scannerizzata, assemblata o intrecciata. Un mondo vegetale quello di Marie Denis che, esistenzializzato, trova nuova linfa nell’interazione con lo spazio in cui viene accolto e con lo spettatore che ne fruisce.
Vorrei concludere con alcune parole dell’artista:
«Da bambina creavo le vetrine nel negozio di lingerie della mia cara nonna e correvo nelle campagne. Da allora non ho mai smesso di accogliere la natura all’interno di spazi per reinventare la stessa e dare vita a opere che si aprano alla sensibilità dello spettatore. Da più di vent’anni porto avanti questa ricerca sul mondo vegetale, tra sperimentazioni e metamorfosi, in cui saggio formati e materiali. Il mio lavoro assume forme fotografiche, stampate, scultoree, mineralizzate da patine, o catturate tra due vetri: filtro e rivisito continuamente le tecniche che fecondano le mie forme. Attraverso queste esplorazioni il mio punto di vista soggettivo sulla natura si manifesta, rendendo poetici materia e materiali. Le mie forme sono scure, sotto il segno di Eros e Thanatos. Cerco di riparare “il non permanente” che come la sabbia scivola tra le dita. La natura è la mia materia vivente di ricerca e di creazione. L’artista è un “sismografo”, cattura e trasforma ciò che l’epoca ha prodotto senza distinzioni. Filtra e distingue. È un acrobata della rivendicazione nel senso di nomadismo del pensiero e delle forme. Al di là della sua stessa vita, l’artista “al di fuori di sé stesso” emette forme che civilizzano la nostra vita». – Marie Denis.
Biografia
ALBERTA PANE | Laureata presso l’Università IUAV di Venezia, ha da sempre lavorato nel mondo dell’arte. Durante un ventennio trascorso a Parigi tra musei e gallerie d’arte ha rivestito il ruolo di direttrice della Guida Mayer (catalogo di vendite all’asta) e dal 2008, anno di apertura della sua Galerie Alberta Pane nel Marais, è gallerista con l’intento di diffondere a livello internazionale il lavoro degli artisti che sostiene. Con la galleria parigina è parte del Comité Professionnel des Galeries d’Art e di Paris Gallery Map. Nel maggio 2017 apre la sede veneziana della galleria, in uno spazio di 350m². Nella sua città natale, Alberta Pane è anche una delle principali promotrici di Venice Galleries View, un progetto volto a creare una rete di collaborazioni tra gallerie d’arte contemporanea per far conoscere e incrementare la proposta culturale di ricerca veneziana. La gallerista lavora a livello internazionale con artisti le cui opere sono state esposte nei più importanti epicentri della scena artistica contemporanea e in istituzioni culturali quali il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, il Centre Pompidou, La Monnaie de Paris, Documenta, la Biennale di Venezia, Manifesta, la Biennale di Istanbul.