1/2 Fabrizio Plessi, Mari verticali, Padiglione Venezia – Biennale d’Arte, 2011
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Fabrizio Plessi, Mari verticali, Padiglione Venezia – Biennale d’Arte, 2011

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Fabrizio Plessi, Mari verticali, Padiglione Venezia – Biennale d’Arte, 2011

Mostra

Fabrizio Plessi, Mari verticali

06.06 27.11.2011

Tre sale immerse nel buio assoluto. Gli oceani del mondo proiettati in sei schermi enormi e un silenzio interrotto soltanto dalla voce dell’acqua. L’opera Mari Verticali di Fabrizio Plessi è stata presentata al Padiglione Venezia per la 54ª Biennale d’Arte, ed è così stata definita dall’artista «Gigantesche imbarcazioni di acciaio nero emergono verticali dall’oscurità e invadono l’intero spazio che le accoglie. I mari del mondo, racchiusi ognuno nella propria chiglia scura, si agitano fragorosamente ai nostri piedi, sonori evocativi di risacche e onde lontane si mescolano e si intersecano nella diafana spazialità dell’ambiente circostante». Le sei imbarcazioni, ognuna alta quasi nove metri sfiorano il soffitto e nel buio assoluto mostrano in schermi (4x5m) i movimenti e i riflessi di luce dell’acqua. La stessa opera era stata esposta solo altre due volte prima del Padiglione Venezia: alla Maddalena e a Dubai.

Di fronte ai Mari Verticali ci si rende conto dell’avventuroso e difficile percorso che vi è implicito, ma è un invito al viaggio, con le barche in posizione dinamica – a 45° – e in una tensione fiduciosa. Ciò si ricollega alle vicende  di Arzanà Navi, società che ha partecipato al restauro del Padiglione Venezia e partner della mostra, assieme a Louis Vuitton, proprietaria dell’opera. La videoinstallazione di Plessi riecheggia la passione per il mare e la vela, anima di entrambi i brand.

L’artista ha proposto qui una nuova visione della sua flotta digitale che si è sviluppata in maniera simbiotica all’interno della struttura a emiciclo del Padiglione Venezia. Il percorso era obbligato, per cui il visitatore entrando in un ambiente oscuro percepiva solo il suono; tornando indietro, invece, poteva osservare anche il video, ma sempre in una visione parziale delle barche. Il curatore del padiglione in questa occasione è stato Renzo Dubbini e il commissario, Madile Gambier.

 

Arzanà Navi ha sede a Marghera (2011). Le dichiarazioni dell’allora sindaco Orsoni in merito: «Ho avuto modo di visitare Arzanà Navi nella sua sede di Marghera e ciò che mi ha più stupito è che nel silenzio, in un momento particolarmente difficile, con caparbietà, visione positiva e lungimiranza abbia avuto la forza di piantare un seme importantissimo per l’economia veneziana».  Alberto Peruzzo ha avuto allora modo di dire «Arzanà Navi vede nel proprio radicamento a Venezia, nei rapporti con le sue istituzioni, nella scelta di credere nel territorio, non solo una possibile chiave di un felice cammino nel mondo imprenditoriale, ma anche la ragione stessa del suo esistere». Il nome Arzanà stesso è un omaggio alla tradizione veneziana, ed è l’antica denominazione dialettale dell’Arsenale della Serenissima, il più grande cantiere navale del passato.