Custoditi nelle colline delle Langhe piemontesi, si trovano alcuni degli esempi più significativi di uno dei maestri dell’arte contemporanea. E’ proprio in questi splendidi luoghi collinari, patria del buon vino, che l’inglese David Tremlett, ha dato vita ad opere site-specific permanenti dalle differenti tonalità cromatiche e forme geometriche.
La Cappella della Santissima Madonna delle Grazie a La Morra, conosciuta come la Cappella del Barolo, è sicuramente uno dei progetti più conosciuti dell’artista, in tema di recupero e valorizzazione del territorio circostante.
Costruita nel 1914 come riparo per gli agricoltori dal maltempo e per conservare le attrezzature agricole; la Cappella non fu mai consacrata. Dopo anni di abbandono, è diventata uno degli edifici più famosi delle Langhe grazie alla famiglia Ceretto, che nel 1999 affida il recupero agli artisti concettuali Sol LeWitt e David Tremlett. Il risultato, un connubio perfetto tra il suggestivo paesaggio delle colline e vigneti e l’estro degli artisti, che hanno saputo ricreare un gioco di colori dalle tonalità vivaci all’esterno, firmato da Sol LeWitt, e dalle tonalità più tenue e serene all’interno, per mano di Tremlett.
Alcuni anni dopo la Cappella di La Morra, l’artista è coinvolto nel recupero della Chiesa della Beata Vergine del Carmine a Coazzolo, in provincia di Asti, edificata alla fine del XVII. L’edificio, di oltre 300 metri quadrati di superficie, è inserita nella splendida cornice delle colline del Moscato. La caratteristica tecnica dell’artista suddivide la superficie in tre zone, ognuna caratterizzata da un colore dominante che rispecchia le tonalità dell’ambiente circostante.
Sempre in territorio piemontese, a Santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo, affresca la cappella sconsacrata dell’ex-complesso cistercense di San Maurizio; oggi struttura ricettiva a cinque stelle della catena Relais & Chateaux. Il recupero, che celebra i 400 del monastero, avviene nel pieno rispetto del luogo. Le pareti interne sono affrescate con sfumature di colore e forme geometriche che si fondono con quelle della Cappella e che esprimono la relazione tra segno e architettura tipiche della sua opera.
Lo stesso Tremlett ha dichiarato che l’evoluzione del colore impiegato deriva dall’amore che ha per l’Italia e per il territorio della Langhe: «In Italia, sono stato circondato dagli affreschi di Giotto, Piero della Francesca, Mantegna […]. Ero immerso nel colore e sentivo di dover cambiare il mio modo di disegnare».
E ha spiegato: «La prima volta che ho visitato la Cappella di Relais San Maurizio, ho riscontrato che la volta del WHITE SPACE (nome originario dello spazio espositivo) non aveva alcun collegamento con le sue pareti. Qualcosa non aveva senso. Ora, invece, la parte superiore dell’opera ha una connessione con la struttura della volta, il colore e la forma. La parte inferiore dell’opera costituisce ora la base, la fondazione o il luogo su cui tutto si sostiene ed è circondata tutt’attorno dal colore, dalla luce e dall’aria. In mezzo c’è il nostro orizzonte, questo è il nostro OPEN SPACE».
Ma la sua produzione artistica non si ferma in nord Italia. In Toscana, il piccolo borgo medievale di Ghizzano, in provincia di Pisa, è vero e proprio museo a cielo aperto. Qui, le case dei suoi 350 abitanti, sono state trasformate seguendo una sinfonia di colori che richiamano la tonalità della natura circostante “per portare il paesaggio toscano all’interno della strada.”, afferma l’artista.
Recentemente a Bari Tremlett ha realizzato un wall drawing permanente che riqualifica lo storico complesso monumentale di Santa Chiara e San Francesco della Scarpa. Il progetto, legato allo speciale rapporto dell’artista con la città in cui è stato ben 27 volte, e da qui i 27 grandi elementi colorati che decorano la superficie dell’edificio, omaggia la città di Bari ed è dedicato alla gallerista Marilena Bonomo, scomparsa nel 2014.