Nell’immaginario collettivo una chiesa sconsacrata è simbolo di abbandono o di incuria. Diversamente, esistono casi interessanti in cui la stessa continua a svolgere la sua funzione di aggregazione per la comunità attraverso iniziative culturali.
E’ il caso della chiesa di San Teonisto costruita nel cuore della città di Treviso nel 1434 come parte del convento di Santa Maria Assunta di Mogliano Veneto, casa delle monache benedettine, oggi luogo di cultura della Fondazione Benetton Studi e Ricerche.
La Chiesa di San Teonisto è un caso esemplare di “rifunzionalizzazione” del luogo di culto che, espropriato per vicissitudini storiche della sua tradizionale funzione religiosa, torna ad essere un punto di incontro per la comunità attraverso la promozione di progetti culturali contemporanei.
Dopo un intervento di restauro iniziato nel 2014 e terminato nel 2017 a cura dell’architetto Tobia Scarpa, la chiesa è stata destinata a spazio per musica e spettacoli culturali.
Il recupero dell’edificio sconsacrato, avvenuto con l’acquisizione dell’immobile da parte dell’imprenditore Luciano Benetton nel 2010, ha permesso la ricollocazione di quasi tutte le opere pittoriche originarie, perdute e trafugate in età napoleonica o messe in salvo presso i Musei Civici di Treviso durante i bombardamenti bellici del 1944. Stiamo parlando di grandi tele commissionate dalle monache benedettine a importanti pittori dell’epoca, quali Jacopo Lauro, Carletto Caliari, Matteo Ingoli, Bartolomeo Scaligero, Pietro della Vecchia, Ascanio Spineda, Alessandro Varotari detto il Padovanino, Matteo Ponzone, Paolo Veronese e Antonio Fumiani. Tra queste, le “Le nozze di Cana” di Paolo Veronese ora custodito a Palazzo Montecitorio, la pala di “Palma il Giovane” raffigurante il “Martirio di San Teonisto”, il “Martirio di Santa Giuliana” di Carletto Caliari e il grande affresco del soffitto, ad opera di Jacopo Guarana raffigurante l’Assunzione della Madonna.
Oggi la Chiesa di San Teonisto mantiene l’architettura originaria, arricchita da elementi architettonici ricreati attraverso un sapiente processo di restauro che ha previsto l’installazione di lampadari in vetro soffiato e la realizzazione di una gradinata a scomparsa, permettendo di creare uno spazio polifunzionale da adibire a sala da musica, auditorium o a spazio espositivo.
Il soffitto, ricostruito sulla base dell’originale, crollato durante la seconda guerra mondiale, si distingue per un’apposita struttura realizzata con travi metalliche e una copertura a capriate lignee. Nell’ingresso, accedendo da un piccolo cortile interno sotto forma di foyer, sono collocate quattro colonne di cui tre sormontate da un antico capitello ionico e una da una scultura in vetro serigrafato raffigurante la Menade danzante, simbolo del Duomo di Treviso e logo istituzionale della Fondazione Benetton Studi Ricerche.
L’operazione, che ha sancito una nuova vita alla chiesa, rappresenta un valido esempio di riqualificazione dello spazio liturgico, offrendo spunti di riflessione sul recupero di edifici che per diversi motivi risultano oggi inutilizzati e abbandonati.
La riscoperta di spazi andati dimenticati non è una novità parlando della Fondazione Benetton Studi e Ricerche. Già in aprile del 2018, il Presidente Luciano Benetton aveva aperto le porte delle vecchie carceri asburgiche della città inaugurando lo spazio espositivo Imago Mundi, un luogo multidisciplinare destinato ad artisti internazionali sia già affermati che emergenti.