C’era una volta un panificio comunale nato per sfamare i cittadini bolognesi nel corso della Prima Guerra Mondiale. Siamo nel 1914 e Francesco Zanardi vince le elezioni comunali trovandosi presto ad affrontare la situazione economica della città, dove la maggior parte della popolazione vive alle soglie della povertà. E’ il 1 febbraio del 1917 quando il primo pane dello stabile viene sfornato. Ad un certo punto, arriva la guerra e l’edificio viene svuotato e parzialmente danneggiato. Gli anni passano e ciò che rimane dell’ex forno, viene adibito a diversi usi fino a non essere più utilizzato dall’amministrazione comunale e dato in affitto a diverse attività private.
Oggi di quel panificio storico rimane solo un lontano ricordo, e al suo posto sorge il MAMbo, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Bologna, inaugurato il 5 maggio del 2007.
Al tempo la GAM, la Galleria d’Arte Moderna della città, non poteva ospitare l’intera collezione d’Arte Moderna e Contemporanea, considerando le crescenti acquisizioni e donazioni avvenute nel corso degli anni che comportarono continui trasferimenti.
Fu pertanto indispensabile istituire un nuovo luogo di cultura che potesse diventare nel tempo un centro culturale volto alla sperimentazione e all’innovazione.
All’interno di 10mila metri quadrati dell’ ex Forno del pane, l’architettura industriale e monumentale dello stabile ha permesso di creare una nuova e straordinaria struttura museale. Tracce della precedente configurazione del luogo sono ancora presenti all’interno degli spazi, quali la presenza di canne fumarie negli ambienti della collezione permanente del Museo, simbolo di memoria archeologica.
Oggi il patrimonio della collezione permanente del Museo si compone di 3.500 opere, raccogliendo lavori dell’arte emiliana del 900, parte della collezione morandiana, opere dei maggiori rappresentanti dell’arte italiana e internazionale e sperimentazioni di artisti emergenti. Oggi il MAMbo, che raccoglie l’eredità della collezione della GAM nella propria sede, si fa portavoce di una storia trentennale che ha saputo ripercorrere la storia dell’arte italiana e internazionale puntando alla ricerca della più innovativa avanguardia culturale. Negli anni il Museo, da semplice spazio espositivo, è diventato un polo artistico volto a sostenere le esperienze dell’arte contemporanea, affermandosi come principale centro del panorama artistico italiano.
La storia del MAMbo è solo uno dei molteplici casi di recupero industriale della città.
Infatti, lo stabile si trova in quello che oggi è chiamato Distretto Culturale della Manifattura delle Arti, un’area originariamente riservata all’attività produttiva e commerciale, un hinterland industriale alle porte di Bologna. Il distretto, situato nel cuore del centro storico, si estende su 100 mila metri quadri ospitando attualmente la Cineteca di Bologna, costruita su un ex Manifattura di Tabacchi, la sede del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università, nato dalle ceneri della vecchia cartiera, il Dipartimento dell’Arti collocato negli spazi dell’ex Macello e il Cassero nei spazi dell’ ex Salara.
La realizzazione di un distretto culturale, considerato uno dei poli più ampi d’Europa, data l’estensione su cui si sviluppa, risponde a un forte bisogno di recupero sotto il profilo urbanistico di un quartiere centrale della città e di provvedere alla creazione di uno spazio in cui l’arte e la cultura attuino una reciproca sinergia collaborativa tra le varie istituzioni presenti. Vi è quindi la volontà di intrecciare una rete di connessioni tra centri dedicati alla cultura, capaci di rispondere alle esigenze della società contemporanea.
Ed è da qui che nasce la Manifattura delle Arti a Bologna: un progetto per rigenerare il tessuto urbano recuperando e valorizzando una parte della città con attività artistiche, culturali e di ricerca.