Nel centro storico di Rimini, due maestosi edifici medievali ospitano la collezione d’arte contemporanea donata alla comunità della Fondazione San Patrignano. All’interno degli ambienti dei contigui palazzi, il duecentesco Palazzo dell’Arengo e il trecentesco Palazzo del Podestà, si trova oggi il PART, Palazzi dell’Arte di Rimini, con una variegata raccolta di oltre sessanta opere di affermati artisti internazionali in costante espansione. Tra questi, opere di Vanessa Beecroft, Pier Paolo Calzolari, Damien Hirst, Carsten Höller, Emilio Isgrò, Agnes Martin, Michelangelo Pistoletto, Mario Schifano, Ettore Spalletti, Francesco Vezzoli, Velasco Vitali e molti altri.
Una collezione eterogenea nata non da un gusto individuale bensì dal desiderio di donare qualcosa alla comunità e per essa. A riguardo, come non menzionare l’imponente installazione site-specific di David Tremlett, realizzata con l’aiuto dei ragazzi della Comunità San Patrignano, impegnata nel recupero dalla tossicodipendenza. Il dipinto murale, visibile varcando le antiche porte del Palazzo, è un chiaro omaggio ai colori delle architetture circostanti, simbolo di storia e tradizione della città romagnola. Un lavoro definito “scultoreo” che non solo si integra, ma ne “sostiene la storia.” Non solo un mero contenitore, al PART, le architetture medioevali dei palazzi sono in dialogo aperto con le opere contemporanee.
Il restauro dei palazzi, che offre oggi uno spazio espositivo di oltre 1770 metri quadrati, non è stato un progetto di facile attuazione, sia per l’intento di mantenere intatta la struttura e la natura degli edifici preesistenti che per l’ecletticità delle opere contenute. Il percorso museografico non è scandito da precisi percorsi curatoriali, bensì la fruizione del suo contenuto è lasciata libera al visitatore.
Esemplare progetto di recupero per mano pubblica e privata, il PART è la prima grande iniziativa italiana di “endowment”, un modello di stampo anglosassone attraverso cui le opere della raccolta sono state donate alla Fondazione San Patrignano con atti che impegnano la Fondazione stessa a non alienarle per un periodo minimo di cinque anni, contribuendo alla loro valorizzazione attraverso la condivisione con il pubblico. Il “tesoretto” che la Fondazione ha voluto accantonare dal 2017, grazie anche ai regali di artisti, galleristi e mecenati come Miuccia Prada, potranno essere cedute successivamente solo in caso di esigenze straordinarie della Comunità.