Dedicata a Esther Stocker, la mostra terminata a marzo 2024 nella navata della Nuova Sant’Agnese, presentava al pubblico un insieme di opere a parete e nello spazio, creando un ambiente immersivo e animabile solo dallo spettatore.
Si è parlato, rispetto ai primi lavori dell’artista italo-austriaca, di opere che risalgono agli inizi del Duemila, di riferimenti al costruttivismo, all’Op Art, alla psicologia della percezione. Riferimenti condivisibili e che trovano ulteriore riscontro con le ricerche che negli anni Sessanta venivano svolte a livello internazionale e dalle ampie ricadute nelle mostre più rilevanti. A Padova, sempre negli anni Sessanta, si costituisce un sodalizio, il “gruppo N”, che di quelle ricerche diventerà uno dei riferimenti imprescindibili.
Le sculture di Stocker, spesso presentate in volumi di grandezza ed estensione variabili, possono essere collocate a pavimento, a parete o sospese, generando di fatto ancora delle installazioni ambientali; invece, nelle grandi tele a fondo nero, la dinamicità dei frammenti geometrici ricorda la vertigine generata dalla profondità cosmica nell’ambivalenza di un processo esplosivo e implosivo della materia.
Entrambi questi elementi, sculture e tele, costituivano la proposta espositiva nella navata della Nuova Sant’Agnese: uno scenario, non virtuale, dove lo spettatore si aggira come in un sogno di paradossale precisione.
Completava la mostra una selezione di opere di artisti quali Josef Albers, Alberto Biasi, Dadamaino, Fernand Léger, Paolo Scheggi e altri ancora, parte della collezione della Fondazione Alberto Peruzzo, che trovavano posto nella ex sacrestia e che costituivano materia sulla quale il lavoro di Stocker si è formato.
Crediti e ringraziamenti
Galleria Alberta Pane
Foto: Ugo Carmeni
Foto: Markus Gradwohl
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