Mentre l’emergenza sanitaria ha messo in difficoltà molte delle realtà culturali, Treviso, oggi, si appresta ad aprire le porte di un centro sperimentale nel cuore della città. Il progetto, che ha luogo a Ca’ Robegan, in quella che un tempo era la sede del Museo delle Arti applicate, mira ad incentivare lo scambio tra arte e impresa, come motore di contaminazione e di condivisione di idee.
Un’iniziativa ambiziosa e innovativa che nasce dalla partnership tra istituzioni – il comune di Treviso, il Dipartimento di Management dell’Università di Ca’ Foscari, leader in Italia per la ricerca e la didattica sulle relazioni tra arte, impresa, cultura ed economia, TRA Treviso Arte e Ricerca, associazione culturale impegnata da anni nella divulgazione dell’arte contemporanea nel territorio trevigiano – e il mondo delle imprese locali.
Ca’ Robegan diventerà il luogo di riferimento per la città e il suo territorio, mettendo in relazione imprenditori culturali e aziende nella creazione di nuovi progetti e processi.
«Ca’ Robegan sarà non solo sede di mostre, ma un cantiere aperto dedicato al contemporaneo e alle Arti applicate. Un laboratorio vivo nel quale gli artisti applicano il loro sguardo e i loro linguaggi all’economia e le imprese possono beneficiare del potenziale innovativo che la creatività applicata può scatenare» ha dichiarato il sindaco di Treviso Mario Conte.
Destinatari principali del nuovo centro sperimentale trevigiano saranno dunque «da un lato manager e imprenditori che avranno l’occasione di approfondire le potenzialità della collaborazione concreta con professionisti dell’arte e della cultura e, dall’altro, gli operatori culturali che potranno conoscere le opportunità di una relazione strategica con il mondo dell’impresa».
Il tutto attraverso un ricco programma di formazione in partenza in autunno, con workshop e convegni sull’arte contemporanea; mostre, previste da marzo, con una prima grande esposizione a cura di Carlo Sala, sul rapporto tra l’arte contemporanea e lo sport; settore nel quale il territorio trevigiano ospita alcuni tra le più importanti aziende e brand mondiali.
L’approccio tra arte e impresa sul territorio trevigiano non ha inizio esclusivamente con il progetto a Ca’ Robegan. Da anni, il Dipartimento di Management ha avviato una serie di scambi e relazioni, portando il linguaggio artistico direttamente nei luoghi di produzione.
Come la recente iniziativa SMATH, progetto che ha permesso la copertura di sei residenze d’artista in altrettante imprese del Veneto, con l’obiettivo di applicare linguaggi artistici differenti ad aziende eterogenee.
Protagonisti del progetto: Kensuke Koike, visual artist giapponese per Contarina spa (Spresiano, Treviso); il collettivo di artisti digitali D20 Art Lab per Electrolux spa (sede di Susegana, Treviso), Špela Volčič , artista visiva e fotografa slovena, per Pane Quotidiano; Studio Tonnato (Venezia) per F/Art (Preganziol, Treviso), Teoria&Preda per Gv3 Venpa spa (Dolo, Venezia); Alessio Ballerini e Simona Sala (Ancona/Torino) per la coop sociale Verlata (Villaverla, Vicenza).
Non si parla più di mera sponsorizzazione, di collezionismo o di filantropia applicata al mondo dell’arte, bensì di un nuovo modo di concepire la cultura aziendale stimolando nuove visioni strategiche.«’pensare artisticamente’ contribuisce a renderle anche più competitive» Sostiene Fabrizio Panozzo, Docente di Management dell’Università Ca’ Foscari: «La condivisione della cultura aziendale con l’incontro con gli artisti crea il contesto per pensare fuori dagli schemi e va quindi visto come un investimento in innovazione».
L’arte, quindi, non entra nelle imprese come solo intervento decorativo, ma per generare sinergie e sviluppo di nuovi prodotti e servizi. Un nuovo modo di “produrre” brand identity attraverso la contaminazione di competenze differenti.